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L’uso della parola schermo, trovata in una novella di Henry James, scritta intorno al 1898, è per Luciano Barrilà, psicologo, socio di Pares Società Cooperativa e fondatore del progetto Correre Pensando, motivo di stupore e spunto per una interessante riflessione.
Se parliamo di schermo, noi pensiamo allo schermo dello smartphone, a quello del computer, a quello della tv.
Mentre per James il sostantivo schermo si riferiva a un oggetto che cela, nasconde, protegge l’occhio di chi guarda (infatti nel racconto l’istitutrice scherma i due bambini…), nell’epoca dei dispositivi digitali, lo schermo, da oggetto che ostacola la vista è divenuto oggetto che permette di vedere; da superficie che protegge a finestra aperta sul mondo.
Ma attenzione! Barrilà fa notare che: «Nessuna finestra può essere così grande da contenere e mostrare tutto il paesaggio… lo schermo del mio Smartphone rappresenta una formidabile opportunità di apertura e conoscenza, una lastra che nell’ultimo secolo da opaca e diventata completamente trasparente, mostrandomi cose e facendomi incontrare persone che diversamente non avrei visto e conosciuto.
Eppure, mi mette anche in guardia e mi spinge a ricordare sempre che quanto vedo attraverso la mia finestra è solo un’inquadratura, dunque un punto di vista…».

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