Per non cadere nelle trappole della rete
di Fulvia Degl’Innocenti, giornalista e scrittrice
Bufale, fake news, notizie false e infondate: comunque si chiamino sono una realtà con cui fare i conti. E anche se sono sempre esistite, è con l’avvento dei social network che hanno proliferato in modo incontrollato, intrappolando gli utenti nella loro rete seduttiva. Perché si tratta spesso di notizie gridate, clamorose, che toccano la pancia dei cittadini, i quali, come dice l’origine stessa della parola bufala, si fanno menare per il naso come si fa con i buoi. La storia è piena di bufale: nel campo dell’arte, della geografia, della lingua, delle scienze, fino ad arrivare alle tipiche leggende metropolitane, racconti inverosimili che passano di bocca in bocca. Dalle teste di Modigliani create ad arte nel 1984 da due studenti livornesi, alla questione Stamina che divenne persino oggetto di una sperimentazione clinica; dalla Grande muraglia cinese che si vedrebbe dalla Luna alla falsa Donazione di Costantino (un editto che Costantino, imperatore romano, avrebbe emesso a favore del Papa) dalle teorie complottiste che asseriscono come l’uomo non sia mai andato sulla Luna agli annunci sulla morte di personaggi dello spettacolo che in realtà sono vivi e vegeti.
Come riuscire a non cadere in queste trappole, evitando il proliferare di falsità che possono avere anche effetti dannosi sulla realtà? La parola chiave è “verifica”: dovremmo avere tutti quanti uno spirito da scienziato o perlomeno da scrupoloso giornalista. Ovvero, andare alla fonte della notizia, non innamorarsi a prima vista di un titolo che fa scalpore senza chiedersi la sua origine.
Se leggiamo l’annuncio di un avvistamento alieno diverso e se a dare la notizia è il sito della Nasa, piuttosto che un fantomatico sito dal nome avvistamentidelterzotipo.it
In genere ci sono alcuni elementi comuni nelle bufale in rete: frasi a effetto, titoli sensazionalistici e allarmanti, immagini sconvolgenti. Tutto fatto per attirare l’attenzione, suscitare sdegno, spingere subito a cliccare mi piace e a condividere, rendendo la notizia virale.
Fare una veloce verifica non è poi così difficile anche perché si sta diffondendo l’opera dei debunker (da bunk che significa fesseria), o sbufalatori, siti specializzati nella caccia alle bufale. Per esempio attivissimo.blogspot.com, www.debunking.it, www.bufale.net
L’invito è quindi quello a diventare cacciatori di bufale, a farsi promotori di un’informazione trasparente, a interrompere le catene (ricordate le vecchie catene di sant’Antonio) che diffondono a macchia d’olio falsità e contribuiscono spesso a fomentare l’odio e la diffidenza, sentimenti di cui non abbiamo bisogno nella nostra società.