«Una delle cose che voi non dovete fare, è pubblicità, solo pubblicità. Non dovete fare come fanno le imprese umane che cercano di avere più gente… In una parola tecnica: non dovete fare proselitismo. Io vorrei che la nostra comunicazione sia cristiana e non un fattore di proselitismo. Non è cristiano, fare proselitismo. Benedetto XVI l’ha detto con grande chiarezza: “La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione”, cioè per testimonianza. E la nostra comunicazione dev’essere testimonianza. Se voi volete comunicare soltanto una verità senza la bontà e la bellezza, fermatevi, non fatelo. Se voi volete comunicare una verità più o meno, ma senza coinvolgervi, senza testimoniare con la propria vita, con la propria carne quella verità, fermatevi, non fatelo. C’è sempre la firma della testimonianza in ognuna delle cose che noi facciamo. Testimoni. Cristiani vuol dire testimoni, “martiri”. È questa la dimensione “martiriale” della nostra vocazione: essere testimoni. Questa è la prima cosa che vorrei dirvi…».
Così papa Francesco, il 23 settembre 2019, nel discorso di Udienza ai partecipanti alla Plenaria del Dicastero per la Comunicazione.
Il Papa ha inoltre aggiunto: «Siamo caduti nella cultura degli aggettivi e degli avverbi, e abbiamo dimenticato la forza dei sostantivi. Il comunicatore deve far capire il peso della realtà dei sostantivi che riflettono la realtà delle persone. E questa è una missione del comunicare: comunicare con la realtà, senza edulcorare con gli aggettivi o con gli avverbi»…