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È dubbio che il crescente ruolo dei mezzi tecnologici in ogni ambito della nostra vita determini, come alcuni pretendono, una vera e propria mutazione antropologica, che separerebbe drasticamente la forma mentis delle nuove generazioni da quelle anteriori. In realtà, come è noto il concetto di nativi digitali è stato messo in discussione e smantellato forse definitivamente da analisi severe (una fra tutte, quella di Roberto Casati Contro il colonialismo digitale, Laterza). Esse hanno portato alla luce piuttosto alcuni cambiamenti d’abitudine, non necessariamente salutari, che veri sconvolgimenti cognitivi. Modifiche superficiali, anche quando sembrano profonde, di antiche e radicate inclinazioni. Tra esse, non mancano quelle – solo in apparenza lontane dall’universo digitale – di una spiritualità quasi residuale e deteriore, nutrita di tic linguistici attinti anche al vasto territorio che unisce misticismo, superstizione e pratica devozionale.

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