Maggio, 2022
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Uno spazio di riflessione a due voci tra: Fabio Bolzetta, giornalista di TV2000 e presidente del WeCa, e Massimiliano Padula, sociologo e docente di Scienze della comunicazione sociale presso la Pontificia Università
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Uno spazio di riflessione a due voci tra:
Fabio Bolzetta, giornalista di TV2000 e presidente del WeCa, e
Massimiliano Padula, sociologo e docente di Scienze della comunicazione sociale presso la Pontificia Università Lateranense.
Oggi ci troviamo proiettati dentro il conflitto. Pensare anche come da Mariupol, uno dei rappresentanti dei guerriglieri asserragliati nell’acciaieria di Azofstal abbia convocato una conferenza stampa via zoom, ci dà l’idea di quanto la comunicazione, anche digitale, sia parte di questo conflitto. Pensiamo alla controinformazione e, di fatto, agli effetti della disintermediazione e questo soprattutto verso categorie più fragili, come ad esempio i minori.
♦ Nelle guerre moderne i media hanno sempre rappresentato una variabile fondamentale, ieri come oggi.
La guerra anzitutto va intesa come un fenomeno sociale tout court e come tale va raccontato. Il rapporto guerra-media si è declinato attraverso due direttrici: una direttrice di comunicazione istituzionale della guerra, quindi attraverso i processi di flussi informativi e comunicativi da parte dei responsabili, dei capi di Stato. E una seconda direttrice invece è legata alla rappresentazione visuale e alla narrazione della guerra e alle conseguenze su chi legge, su chi ascolta, su chi vede le immagini di guerra. Quindi questo rapporto tra guerra e media si è poi andato configurando creando narrazioni, universi simbolici condivisi, rappresentazioni che man mano sono state interiorizzate. Naturalmente questo rapporto tra guerra e media ha seguito l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, fino ad arrivare alla globalizzazione della guerra.
♦ Ci chiediamo, rispetto anche al fenomeno di essere un po’ anestetizzati al dolore, fino a che punto questa asticella verrà alzata?
Oggi possiamo parlare di guerra postmediale, perché è una guerra dove la dimensione tecnologica tende ad evaporarsi ed emerge la dimensione umana, quindi emerge il dolore, le immagini di sofferenza. Nel rapporto tra guerra e media digitali, intravvedo quattro fasi storiche:
– quella dell’esplosione dello video-sharing;
– dell’esplosione e della condivisione dei social network;
– quella della diffusione dei device mobili;
– e infine la fase legata al covid, cioè un processo sociale che ha esponenzialmente manifestato tutto ciò che era preesistente. Oggi viviamo nel rapporto guerra-media, una fase di guerrificazione: noi leggiamo il sociale alla luce della rappresentazione, della narrazione del conflitto russo-ucraino…
Ora
(Domenica) 19:00 - 19:20
Luogo
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