Maggio, 2022
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“Ascoltare e non partire da un’idea precostituita e fondamentale. Oggi viviamo immersi nel rischio di un pensiero a senso unico, dove spesso bolliamo chi va un po’ fuori dagli schemi”. Andrea
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“Ascoltare e non partire da un’idea precostituita e fondamentale. Oggi viviamo immersi nel rischio di un pensiero a senso unico, dove spesso bolliamo chi va un po’ fuori dagli schemi”.
Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede;
Don Antonio Rizzolo, direttore generale dell’apostolato della Società San Paolo.
Intervistati da Antonio Sanfrancesco, giornalista di Famiglia Cristiana:
Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (29 maggio), papa Francesco tocca diversi temi: il pericolo dell’infodemia, la comunicazione turbolenta e veloce attraverso i social; diversi problemi del mondo della comunicazione e dell’informazione, che sperimentiamo ogni giorno, nella quotidianità. Ma il Papa riconduce, come chiave interpretativa e avanzando anche una proposta per attutire la pericolosità di questi problemi: l’arte dell’ascolto.
♦ Cosa significa “ascoltare con l’orecchio del cuore”?
Tornielli: Il papa nel messaggio cita un filosofo , Kaplan, che quando parla del dialogo, dice che la prima cosa che dobbiamo fare per dialogare non è quella di parlare; non è quella di esprimere noi stessi, ma è quella di essere capaci di ascoltare l’altro. E credo che ascoltare con il cuore significa dare spazio all’altro, lasciarci “ferire” da ciò che l’altro ha da dire. Perché c’è un modo di dialogare o di confrontarsi che è fatto comunque di muri contrapposti, cioè io alzo ciò che è il mio pregiudizio, il mio pensiero, ciò che già io so e impedisco in qualche modo all’altro, alla sua realtà, anche talvolta al non detto dell’altro, di mettermi in discussione. Talvolta noi pensiamo che la buona comunicazione, anche il buon giornalismo, sia un guardare asettico alla realtà; in realtà credo che la buona comunicazione e anche il buon giornalismo, sia fatto da donne e uomini che si lasciano mettere in discussione, si lasciano toccare da ciò che vedono, da chi incontrano e da ciò che ascoltano, dando spazio; uno spazio che prima di tutto risuona dentro di noi, ha colpito prima di tutto noi.
Rizzolo: Io vorrei partire da un’esperienza personale, che ho portato avanti negli anni in cui ho diretto Famiglia Cristiana, ma già prima assistendo in questo il direttore, e cioè la rubrica dei Colloqui col Padre. Uno dei bisogni più forti che hanno le persone e quello di essere ascoltate. Questo problema, paradossale se ci pensiamo nel mondo e nel contesto della comunicazione così ampia, trasversale, con i nuovi media, con i social, eppure questo bisogno di essere ascoltai per vincere la solitudine, è fondamentale. Quindi credo che da questo punto di vista, anche proprio in qualità di giornalisti, di informatori, bisogna effettivamente mettersi in ascolto delle persone, perché è un loro desiderio profondo e rende noi stessi più umani, più capaci di essere poi degli autentici comunicatori. Per noi giornalisti è necessario superare la tentazione della autoreferenzialità; dare invece spazio all’altro, coltivare l’empatia, metterci accanto; mettere in sintonia i nostri lettori con quanto noi abbiamo ascoltato e poi raccontiamo.
♦ Nel suo messaggio il Papa scrive: “Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza”.
Tornielli: Oggi vediamo come l’informazione sia parte integrante del conflitto in atto. Cosa devono fare i giornalisti e gli operatori dell’informazione per risponde a questa sfida che il Papa pone loro?
Parto dall’esperienza che stiamo facendo nei media vaticani, in particolare Radio Vaticana, Vatican News, dove il fatto di avere una sezione ucraina e una sezione russa, e il fatto di avere persone che vivevano in contatto con i loro parenti la ferita di quella guerra, ci ha messo in discussione, rispetto a nostre idee, a nostri giudizi e talvolta pregiudizi. Ed è una ferita che è rimasta aperta, anche sulle polemiche che ci sono state – penso alla partecipazione delle due donna alla via Crucis al Colosseo – abbiamo fatto discussioni forti, per dire che non è possibile dividersi sotto la croce. L’ascolto e l’essere disposti a cambiare, è fondamentale di fronte alle situazioni, perché lo stare di fronte alla ferita, a ciò che si fa più fatica a capire, anche rispetto ai tuoi convincimenti, ti aiuta a lavorare meglio. Per fare una buona informazione, è fondamentale la capacità di ascolto e il non partire con un’idea precostituita. Questo aiuta anche a non sostenere un pensiero unico. Noi abbiamo un grande compito che è quello di stare attaccati alla realtà e del poter descrivere la realtà lasciandoci toccare da essa; di avere sempre presente il volto degli altri e di saper sempre trovare dei punti di speranza. Questa è anche l’indicazione del Papa per fare un buon giornalismo.
Rizzolo: Penso sia importante l’ascolto, ma essere consapevoli, come giornalisti, che non possediamo la verità, ma questa è sempre da ricercare, guardando, incontrando le persone, camminando, facendo “un giornalismo con i piedi”, cioè andando di persona a vedere. Un altro aspetto che voglio sottolineare è quello legato al tema della verità. I media tendono a cercare più il consenso e l’audience rispetto al racconto della verità. Inoltre, guardare le persone negli occhi non come dei numeri, dei temi, ma andare al di là delle ideologie, degli schemi precostituiti e avere il coraggio, quando è necessario, di cambiare, di rettificare, come segno di autenticità e di rispetto nei confronti dei lettori, dei fruitori, degli ascoltatori.
Ora
(Giovedì) 19:00 - 19:30
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