Maggio, 2022
20Mag19:0019:25GIORNALISMO E UMANITÀIntervista a Ignazio Ingrao, giornalista e autore televisivo
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Flavia Fiocchi, Editor Edizioni San Paolo, rivolge alcune domande a Ignazio Ingrao, giornalista vaticanista della Rai: ♦ “Ascoltare con l’orecchio del cuore” è
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Flavia Fiocchi, Editor Edizioni San Paolo, rivolge alcune domande a Ignazio Ingrao, giornalista vaticanista della Rai:
♦ “Ascoltare con l’orecchio del cuore” è il tema del messaggio di papa Francesco per la 56° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali; questo riferimento al cuore che significato ha per te?
Dobbiamo fare attenzione a non fare una comunicazione che gioca con i sentimenti, oppure che fa leva sui sentimenti e sulle emozioni in maniera strumentale. Diventa invece una leva positiva per arrivare al lettore, all’ascoltatore, nel momento in cui noi effettivamente ci mettiamo in sintonia con l’altro, come appunto invita a fare il Papa. Questa carica di empatia che ci consente di fare il nostro lavoro non con cinismo, ma cercando di capire, di metterci nei panni degli altri, e quindi di arrivare n questo modo più facilmente al cuore, e di comunicare anche al di là di quelle che sono le parole, ma stimolare riflessione, sentimenti, pensieri e percorsi personali.
♦ Il tema dell’ascolto è centrale nella professione giornalistica; in questo momento di guerra e di conflitto, di difficoltà internazionale, di fragili equilibri, quanto è importante per chi, come te, fa il giornalista che va a vedere?
Noi abbiamo avuto due esperienze traumatiche, come singoli e come comunità: quella della pandemia e poi della guerra e delle guerre. Prima di queste due esperienze, avevamo un’informazione, una comunicazione che rischiava di essere un po’ avvitata su se stessa; pensiamo ai talk show, ai botta e risposta sulle pagine dei giornali. Poi con queste due esperienze siamo stati chiamati a uscire fuori da noi e ascoltare le esperienze delle persone, le storie drammatiche, che erano le nostre e che erano delle persone e della realtà intorno a noi. E questo, nella sua drammaticità, è stato salutare, per noi e per la comunicazione. Per fare questo è necessario anche vincere delle cattive abitudini, che sono quelle di rimanere troppo tempo chiusi in redazione, o fidarsi troppo di quello che ti arriva, senza cercare e accertare. La pandemia e la guerra vicina ci hanno imposto di ritornare sul campo e di recuperare quegli strumenti e il tempo dell’ascolto, che è così necessario. Spero che questa esperienza non si perda.
Ora
(Venerdì) 19:00 - 19:25
Luogo
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